Nuovo logo, nuovo sito e nuovo slogan, ma per l’Associazione via Nassa il prodotto offerto non deve cambiare: si deve piuttosto cercare di attrarre una nuova clientela – Il presidente Roberto Mazzantini: «Vogliamo tornare a essere un punto di riferimento»
È il momento giusto per muoversi, per dare un segnale di cambiamento. Ci siamo, ma vogliamo fare un passo avanti. Vogliamo tornare a essere quello che eravamo a fine anni Novanta: un punto di riferimento per tutti quelli che amano il lusso». È con queste parole che la via Nassa intende rilanciarsi. O, meglio, l’Associazione via Nassa (le parole sono del presidente Roberto Mazzantini), che rappresenta 25 associati (soprattutto negozi) sparsi su 414 metri di lunghezza. Rilancio che, come primo passo, prevede un ripensamento di come la via intende presentarsi all’esterno. In soldoni: un nuovo logo, un nuovo sito internet, alcuni profili social dedicati (Facebook, Instagram, LinkedIn), un nuovo slogan. E il desiderio di attirare un nuovo tipo di clientela più giovane e legata al mondo delle criptovalute. Niente, per contro, è stato detto su eventuali intenzioni di rinnovare il prodotto, o sul provare ad attirare nuovi grandi marchi in città.
A caccia di criptovalute
Via Nassa, malgrado oggettive difficoltà negli ultimi anni – anche ieri in conferenza stampa è stato ricordato come già nel 2018 si fosse persa la clientela russa, e con la pandemia anche quella araba – ha quindi deciso di scommettere di nuovo sulla sua ormai storica identità, o vocazione: essere, o tornare a essere, un polo del lusso. Una decisione figlia anche di alcuni segnali positivi, quali il recente forte afflusso di turisti americani – «Quest’estate in via Nassa si parlava inglese» – e la notizia che Lugano è fra le 20 città al mondo con il più alto tasso di crescita di super ricchi nel 2022 (in base a uno studio di Henley & Partners). In questo senso, un contributo importante verrebbe dal Plan B promosso da Lugano e Tether, che mira a fare della città un centro d’interesse per il mondo del bitcoin e per la tecnologia blockchain. E via Nassa intende intercettare questi nuovi ricchi. Innanzitutto promuovendo fra i suoi associati la possibilità di accettare bitcoin in pagamento (la somma al commerciante arriverebbe direttamente in franchi) diventando «la prima via del lusso ad accettare questa criptovaluta». Il ragionamento è il seguente: chi possiede bitcoin al momento non ha molte possibilità di usarli come valuta se non online, dunque sarà invogliato a farlo dove vi è questa possibilità. Un possibile problema è che a oggi il bitcoin è visto più come un investimento che una valuta da utilizzare nella vita di ogni giorno, ma fra gli scopi del Plan B vi è anche quello di promuovere l’adozione del bitcoin come valuta.
Il cambio d’immagine
Più nell’immediato, però, ci si sta concentrando sul cambio d’immagine. Non più «il cuore dello shopping di Lugano», bensì «Swiss Luxury District». «Si tratta di ampliare gli orizzonti», ha detto Mazzantini. E quindi il nuovo sito parla di preferenza inglese, e la via verrà promossa all’estero grazie a vari partner, gli enti turistici in primis. Anche il logo è stato svecchiato: ora è composto da una V e una N poste in un esagono. L’esagono rappresenta il diamante, il lusso; la N richiama le volte presenti nel vecchio logo; e la V è nello stesso carattere di quella cittadina (LVGA).
«Può tornare a fare la storia»
La conferenza stampa si è tenuta a Palazzo Civico, in una gremita sala del Consiglio comunale. Mazzantini, peraltro titolare di un’agenzia di comunicazione, l’ha definita la più frequentata che abbia mai organizzato. Oltre a numerosi associati, erano presenti diversi addetti ai lavori, quali il direttore della Divisione economia cantonale Stefano Rizzi, il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta e quello di Lugano Region Massimo Boni. Presente anche il vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco: «Vedo un cambio di tendenza incredibile. Credo che questa via che ha fatto la storia di Lugano possa tornare a farla. E se funziona via Nassa, funziona il centro, e funziona tutta la città».
Fonte: Corriere del Ticino