Lugano diventa capitale delle criptovalute: dalle boutique di lusso al cheeseburger, si paga tutto in bitcoin

Il progetto Plan B del municipio di Lugano punta a rendere la città svizzera capitale delle tecnologie legate alla blockchain

Vista da Lugano, la diatriba italiana sul tetto al contante deve apparire piuttosto lunare: da inizio ottobre, infatti, nella città della Svizzera italiana è possibile effettuare acquisti in una trentina di esercizi commerciali pagando addirittura in bitcoin. Persino un cheeseburger o un caffè. E l’obiettivo è ancor più ambizioso: estendere l’uso della criptovaluta fino ad abbracciare il pagamento delle tasse, fare di Lugano una sorta di capitale delle tecnologie blockchain attirando nuovi residenti, aziende e startup. Un’idea di futuro, insomma, che va delineandosi nella città «cerniera» tra Nord e Sud Europa e che è messa nero su bianco su un progetto avviato dal municipio di Lugano e denominato Plan B.

Dalle boutique di lusso al bar

Lo stato dell’arte è il seguente: alcune boutique del lusso di via Nassa (la«Montenapoleone» di Lugano) ma anche bar e ristoranti (tra cui il Mc Donald’s o l’albergo Commercio, il più antico della città) si sono dotati di un apparecchio simile a un Pos grazie al quale possono farsi pagare le loro prestazioni in criptovalute: bitcoin ma anche tether o il Luga, una moneta virtuale locale. Il commerciante incassa il dovuto e a sua scelta può spendere a sua volta i bitcoin oppure convertirlo in valuta tradizionale, Franco svizzero in primis. La cornice di questa rivoluzione tecnologica è come detto il Plan B. «È un’iniziativa della Città di Lugano -si legge nel sito del progetto – per accelerare l’uso della tecnologia bitcoin e sfruttarla come base per trasformare l’infrastruttura finanziaria della città. Il piano prevede un’applicazione della blockchain e di Bitcoin su larga scala in città con impatto positivo su tutti gli aspetti della vita quotidiana dei cittadini di Lugano. Dalle piccole transazioni presso i commerci locali a progetti più ambiziosi – come il pagamento delle tasse annuali – la blockchain fungerà da base per gli scambi finanziari della città».

Città «crypto-friendly»

Come spesso accade la nuova opportunità è figlia di un problema, come racconta Michele Foletti, sindaco di Lugano. «In seguito alla pandemia – ecco la sua testimonianza – il mondo del commercio locale è entrato in crisi. Abbiamo provato a far ripartire questo settore istituendo il Luga, una moneta virtuale locale a cui hanno aderito circa 300 negozi cittadini: chi la utilizzava, aveva diritto a uno sconto del 10% sugli acquisti. A oggi 8.000 nostri concittadini possiedono un “wallet” con il Luga». L’esperimento funziona ma il salto di qualità avviane grazie a un incontro tra Foletti e Paolo Ardoino, leader di Tether, una delle piattaforme su cui far «girare» le valute alternative. «Da lì – prosegue il primo cittadino – è nata l’idea di trasformare Lugano in una città “crypto friendly”. La legge svizzera agevola già di per sé il ricorso a questo strumento, noi vogliamo estenderne l’uso il più possibile ma anche fare della città un luogo dove so formano professionalità legate alla blockchain, nascono startup che sviluppano questa tecnologia, cittadini che credono in questa novità prendano la residenza qui».

Il bitcoin nella città delle banche

Solo Singapore ha intrapreso una strada simile a quella di Lugano. Un dettaglio balza all’occhio: la strategia della «porte aperte» ai bitcoin – cioè la moneta che salta la mediazione delle banche e dei governi – avviene nel Paese che è «regno delle banche stesse e in una città che è una delle principali piazze finanziarie elvetiche. «Ma il nostro è esattamente un proclama di libertà – dichiara Foletti – un canale che vuole aggiungersi a quello tradizionale del credito. Nel mondo ci sono un miliardo e mezzo di persone che non hanno un conto bancario e il messaggio che vogliamo lanciare è chiaro: se le criptovalute funzionano in Svizzera a maggior ragione possono funzionare, grazie a un semplice smartphone, laddove non esistono sportelli bancari. Pensiamo a Stati dittatoriali, dove le transazioni finanziarie sono uno strumento di controllo sui cittadini: ecco i bitcoin possono rivelarsi uno strumento per saltare questi controlli».

Una attrattiva per il commercio

Sul fronte opposto, il settore de credito di Lugano non ha reagito con ostilità all’avvio del Plan B. «Guardiamo all’esperimento con favore – commenta Franco Citterio direttore dell’associazione delle banche ticinesi – l’uso della moneta virtuale può rivelarsi attrattiva per il commercio. Dall’altro lato lo sviluppo di queste tecnologie può accelerare e semplificare una serie di procedure a cui oggi fa ricorso il mercato del credito tradizionale».

Fonte: Corriere della Sera